SACHAL
No more Tears
Il primo singolo dal nuovissimo album Slow Motion Miracles
www.vevo.com/watch/sachal/no-more-tears/USSM21500225
Cantautore di grande personalità, Sachal ha intrapreso un affascinante nuovo percorso con il suo bellissimo album di esordio per Okeh, appropriatamente intitolato Slow Motion Miracles (Miracoli al rallentatore). È una raccolta di dieci splendidi brani densi di toccanti storie personali di amore e perdita, schizzi di attimi fugaci e fantasie trasognate, fluttuanti fra onde di dolore e scoperta.
In Slow Motion Miracles, Sachal propone una gamma completa di stratificate preziosità, che risentono di diverse influenze stilistiche, fra indie pop, hip-hop, elettronica, brasiliana, afro-beat, jazz classico e jazz “new style”.
“Non voglio limiti – dice – intreccio la mia voce a molta musica che ascolto. Sono sempre io, in una parte del mio viaggio”.
Sachal cita una serie di riferimenti essenziali – da Paul Simon, Seu Jeorge, Frank Ocean e l’hip-hop ai Fleetwood Mac, Gonzalo Rubalcaba e alla tradizione liederistica tedesca dell’Ottocento – ma sottolinea che tutto alla fine è funzionale a rendere le sue canzoni attuali ed insieme assonanti.
“L’ispirazione del nuovo album proviene da esperienze vissute rielaborate in chiave fantastica – racconta Sachal – Le canzoni sono nate da momenti personali, rilette in chiave onirica per trasformarsi in qualcosa di nuovo. È stato trascendente. I sentimenti e le idee fluttuavano per riaffiorare e diventare più grandi rispetto ai momenti che li hanno originati”.
In Slow Motion Miracles, Sachal spazia fra i temi della fuga, del viaggio e dell’amore. Il brano che da il nome all’album, con l’esuberante attacco cantato e una sensibilità quasi stravagante, è di breve durata ma di intenso significato. “Parla del desiderio di fuggire, ma anche dell’essere prigioniero di una soverchiante forza sensuale” dice Sachal. Analogamente, l’accattivante “No more tears”, con quell’austera e riflessiva apertura vocale seguita dalle velature dell’organo, è una trasognata ricerca di un sentimento nuovo. “È un liberare la mente per andare oltre”.
“Marie”, dolce brano d’amore, è il risultato della collaborazione, sin dalla fase della scrittura, con l’amico David Brophy, cantautore di Boston, che ha aiutato Sachal a raffinare questa canzone. “A volte ho bisogno di fuggire - dice Sachal - Una stessa idea continuava a affiorare alla mia mente quando scrivevo questa canzone. Era quella di stare in mezzo ad una strada, in un giorno di sole, andando in giro e scherzando con gli amici – un momento luminoso”.
Fra i brani originali di Sachal in Slow Motion Miracles, le cover di due brani particolarmente cogeniali all’atmosfera complessiva dell’album. Presta i suoi versi pieni di desiderio ad “Afternoon sun” del cantautore brasiliano Flavio Venturini, in cui guarda sognando un orizzonte lontano, e conclude l’album con una ricca, commovente, appassionata interpretazione del brano di Jim Weatherly “Neither One of Us (Wants to Be the First to Say Goodbye)”, che Gladys Knight ha portato al successo con i Pips nel 1973. “Sono tornato con i piedi a terra per cantare questo brano, che sento in maniera viscerale”, commenta Sachal.
Slow Motion Miracles è l’album più compiuto di Sachal dal punto di vista artistico. In realtà, si tratta del suo quarto album (in precedenza ha infatti registrato tre CD, profondamente jazz, per Mack Avenue con il nome di Sachal Vasandani), ma è quello che meglio mette in evidenza la sua voce unica e la sua avvincente capacità di narrare. E ora spera di iniziare un tour con una band composta da alcuni dei musicisti che hanno collaborato in studio. “Abbiamo provato molta gioia durante la registrazione dell’album – afferma – condividendo la nostra creatività. In tour, vorrei poter portare queste canzoni ad una nuova vita”.
Mario Marcarini