Songwriter, attore, cultore dell’arte cinematografica e musicista poliedrico, Andrea Bruschi è il nome che si cela dietro il progetto Marti. Attivo con la band dal 2001, ha lavorato in numerosi sceneggiati italiani e stranieri con registi come Guido Chiesa, Peter Greenaway, Catherine Hardwicke e Giuseppe Ferrara.
Un immaginario steso in chiaroscuro, linguaggio preso in prestito dal noir e un disco d’esordio uscito in Italia a fine 2006, “Unmade Beds”. Accolti come una vera sorpresa da critica e pubblico, nel 2008 firmano per l’etichetta canadese Fod Records che permette a Marti di fare un tour in Europa aprendo i concerti di Patty Smith e Joan As A Police Woman. Non guasta il fatto di avere nella propria formazione il polistrumentista Simone Maggi e la contrabbassista Claudia Natili, che connotano in maniera caratteristica l’ordine stilistico e il pennello jazzy dell’ultimo “Better Mistakes”, prodotto dal leggendario Bob Rose e registrato nei celebri studi Wisselord di Amsterdam.
Ispirati da una partitura orchestrale che si serve dei toni drammatici e visivi tipici del chamber pop, la band di Genova elide ogni sorta di ovvietà compositiva in favore di una sensibilità avanguardista, capace di maneggiare un’eclettica miscela di rock e avant-garde. Canzoni dal timbro marcato e pesato sulle note di un mondo percepito come attraverso le immagini di un film. Sicuramente innamorato delle sensazioni evocate dalla macchina da presa e altrettanto vicino alla tradizione ispirata delle torch song, Andrea è un narratore prolifico, mitteleuropeo e talentuoso, con una dimora che ora è fissa a Berlino e un taccuino assediato dall’estensione della sua penna. Osserva, scruta e appunta quel che gli accade attorno o forse dentro, perché la memoria è passione totale e muta le sue vesti pur restando agganciata alle tracce multimodali della wave, background tecnico di adolescenza. L’estemporaneità dei beat, la chanson francese, gli sketch techno-pop e le colonne sonore dei ’70s sono estetismi percorsi sulle scelte di appartenenza, impiantati sull’autorevolezza delle relazioni sensibili, completati da un insaziabile senso di ricerca melodica. La musica è un’arma affilatissima e irremovibile che esprime con estrema lucidità ciò che le parole non possono rivelare oltre il proferito. Questa è la chiave di lettura di Marti, un immaginario rocambolesco attraversato da una certa dose di teatralità fisica e visibile.
Sospeso nel sogno comune di una notte di tormenta, “Better Mistakes” si percepisce, così, come un delicato sottofondo tra il sonno e la veglia, una chimera circoscritta a dodici pezzi, conteggiata sulla base di successi che risultano meno buoni dei propri migliori errori. Con gli strumenti sempre pronti a cingere morbidi straniamenti melodici, l’album è una luminescenza vaneggiata a ritroso nel tempo che cattura la leggerezza d’incontri, presenze e frammenti di verità, passando per le tessiture malinconiche in flagrante delitto. Un novelliere cosmico alla prese con la vita privata o estremamente silenziosa, ma che richiede, comunque, specchi invertiti, fantasmi, prezzi da scontare e possibilmente, anche, storie che si trasformino in favole.
www.fodrecords.com
www.martimusic.net
Rossella Savino