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RADIO DATE
Autori: Marco Tansini, Paolo Rossini
Etichetta: E8 Records
Genere: Pop
IERI

Sotto “a Muntagna” tra il profumo di zagara di una quasi estate siciliana e un bicchiere di “Stronzetto”.

Un “ieri” di circa venti anni fa. La mente va ad una veranda, a un gruppo di amici alla fine di una giornata di lavoro, quando tutti, con una sintonia perfetta, direi fisiologica, cambiano il registro dei discorsi e le parole diventano rivelatrici del nostro vero essere superando la meccanicità dei rispettivi ruoli. Era la sera delle reminiscenze letterarie perché era là che cercavo parole importanti, figure e immagini classiche per descrivere – e il ricordo è quanto mai vivo - uno stato di beatitudine… anzi di incantamento… Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io fossimo presi per incantamento… Iniziavo con un sonetto di Padre Dante, niente male. E poi subito dopo, non trovavo di meglio che scomodare Shakespeare perché presto questa serata sarebbe magari diventata sogno… Il Sogno di una notte di mezza estate...Ma che serata era mai questa ?
Non dovevo andare lontano, cercare ancora: era la “Sera dei miracoli”. Anche questa lo era, non solo quella dove “Qualcuno nei vicoli di Roma con la bocca fa a pezzi una canzone”, e Lucio Dalla era lì, nella veranda del suo buen retiro etneo, Milo, questo borgo che sbuca tra le rocce laviche polverose, al crocevia di un dedalo di strade strette che si arrampicano verso il cratere del vulcano, “A Muntagna” per i catanesi, a 750 metri di altitudine.
Con lui i Guido e i Lapo della citazione dantesca, Michele Mondella da sempre il suo punto di riferimento umano e artistico; sua moglie Silvana Casato Mondella che Lucio diceva avrebbe sposato anche se fosse stata di Brescia! (di Brescia chissà perché poi) sempre pronta con hamburger e insalata per sfamare l’artista che una sera sì e l’altra pure si presentava per cena quando era a Roma; Andrea Faccani il cugino di Lucio; Nicola Sisto, il giornalista braccio destro di Michele dai primi anni ’70 fino alla sua improvvisa scomparsa il 23 gennaio del 2018, e infine il sottoscritto.
La casa di Lucio a Milo era un piccolo paradiso. Il profumo di zagara, fortissimo in primavera, non si era ancora disperso, e si accompagnava ad una frescura molto piacevole, merito di castagni e lecci che abbracciano il paese. Del resto tra i privilegi di Milo c’è quello di un microclima che, insieme al terreno vulcanico, assicura un vino di buon carattere che restituisce molti dei minerali del suolo lavico. Lucio ne aveva approfittato e aveva piantato qualche filare “per gioco e per amore”, come diceva. Poche bottiglie per gli amici e per gli ospiti, e noi lo stavamo appunto apprezzando, questo ormai famoso “Stronzetto dell’Etna” che Lucio aveva battezzato così dopo che aveva fatto ubriacare Carmelo Bene, il quale se l’era presa con quello “stronzetto” di Lucio Dalla che, durante una serata come la nostra, gliene aveva fatto bere non esattamente una modica quantità.
Quando il tasso alcolico si alzò un pochino, a Dante e Shakespeare si aggiunse Marguerite Yourcenar con Le Memorie di Adriano, una delle mie opere preferite, un capolavoro che mi piace citare spesso. L’imperatore Adriano salì in cima all’Etna, “uno dei momenti supremi” della sua vita, e da lì vide l’Africa e intuì le coste greche del Peloponneso. La figura di Adriano divenne così argomento di conversazione: la sua passione per la letteratura greca, la filosofia e la poesia; l’ammirazione per la bellezza e la compiutezza delle forme architettoniche, il suo amore per Antinoo; il suo impegno nel destinare enormi somme alla costruzione di teatri, terme, strade; il suo mecenatismo eclettico, declinato nelle più svariate forme d’arte. La figura di Adriano, imperatore “intellettuale”, in quella bella serata, finii, ancora una volta per sovrapporla a quella di Lucio, artista curioso e onnivoro, protagonista di una sua personale e continua ricerca espressiva, sempre sulle tracce del talento.
Tutto questo, qualche anno dopo, mi sarebbe tornato in mente grazie a due musicisti oggi poco più che adolescenti. Naturalmente siciliani. Avrebbero di sicuro acceso l’attenzione di Lucio….

OGGI

“A Muntagna”, il Vulcano: torna la suggestione di quella serata indimenticabile.

L’oggi sono Mirko e Valerio Lucia, due giovanissimi violinisti agrigentini, i Twin Violins che, appena 14enni, hanno già accompagnato Chris Martin dei Coldplay in una diretta web di “Viva la Vida” durante la pandemia, che sono volati in California per esibirsi nello show di Ellen De Generes, che Penelope Cruz posta sui social e che vantano un carnet di ospitate televisive da fare invidia ad affermatissime star del pop. Talentuosi, appassionati dello strumento, ma sarebbe meglio dire folgorati da piccolissimi dalla sua forma armoniosa che vedevano appesa in alto su un muro di casa e che loro padre animava di quando in quando per diletto. Studiosi, con l’obiettivo di affinare tecnica e anima interpretativa, giocosi quando trasformano l’archetto in un elemento scenico e saltano sul palco sottolineando il dialogo brillante delle note.
Vivaci, divertenti, ma senza che nulla tolga sostanza al loro essere musicisti, tanto per tenere a debita distanza la facile quanto volatile etichetta di enfant prodige. La loro sicilianità non poteva non accendere il ricordo. E di questo ricordo Lucio Dalla non poteva non essere materia viva, oltre il confine della mia sfera privata. Per questo ho cercato la sua voce, un frammento della sua arte che, sono certo, avrebbe donato ai ragazzi non smentendo la sua fama di straordinario talent scout e di moderno mecenate. In una recente giornata bolognese passata a casa sua, ora Fondazione Lucio Dalla, Lucio si è fatto trovare presto: un frammento dei suoi vocalismi improvvisati, del suo inconfondibile scat trovato tra le tante session di registrazione, ha aggiunto il colore perfetto a questo brano di Marco Tansini e Paolo Rossini che Mirko e Valerio avevano da qualche giorno provinato.
“Volkano” è un brano strumentale irresistibile per la combinazione di melodia e ritmo trascinanti. E’ folk ? E’ pop ? Difficile definire un mix di culture che attraversa i secoli. I violini che si sostituiscono alla nostra zampogna echeggiando una giga dal sapore irlandese ad esempio danno la misura delle stratificazioni che formano il grande corpo della musica popolare. Dalla Grecia, alla Bretagna, all’Irlanda, alla Galizia, alla Sardegna, alla Sicilia, il cammino dei millenni è stato accompagnato dalle note di un’arpa, di una lyra, di una cetra, di un marranzanu ( il classico “scacciapensieri” usato in concerto persino da Roger Daltrey degli Who ), di una launeddas, di un flauto, di un organetto: mistero e fascino di una comunicazione inarrestabile che supera ogni coordinata geografica, un fiume di lava incandescente che ha fuso insieme civiltà e tradizioni.
Questa è la forza di “Volkano” , il “Vulcano”, “a Muntagna”.
Efesto in greco antico o Volcanus in latino, il dio del fuoco, il signore dei metalli che crea forme nella sua fucina.
Bello trasporre e pensare che sia lo stesso Lucio Dalla con la sua voce, suono e simbolo di una energia ancora presente ed attuale e che Mirko e Valerio esprimono pienamente attraverso l’appartenenza alla propria terra.
Roberto Gasparini Roma, 4 Febbraio 2025

Promozione: Elisa Bericchi

Elisa Bericchi