Jean-Michel Jarre rimane uno dei protagonisti indiscussi della musica elettronica e Electronica Part 1: The Time Machine, il suo nuovo album in uscita oggi 16 ottobre 2015, rappresenta il suo progetto più ambizioso.
Il disco – che il musicista francese aveva provvisoriamente chiamato E-Project – vede la partecipazione di ben 15 collaboratori, a conferma della poliedricità della sua proposta musicale e dell’influenza che Jarre continua a esercitare nel mondo della musica. Lavorando con nuovi artisti come Gesaffelstein e Little Boots, oltre a veterani dell’elettronica come Massive Attack e Moby e colleghi pionieri come Tangerine Dream e John Carpenter, Jean-Michel Jarre ci racconta la storia della musica elettronica dalla sua personale prospettiva.
“Da tempo volevo raccontare la storia e l’influenza della musica elettronica secondo il mio punto di vista e la mia esperienza personale, dai miei esordi fino al giorno d’oggi”, spiega Jarre. “Così ho deciso di comporre con una schiera di artisti direttamente o indirettamente legati a questa scena musicale. Persone che ammiro per il loro particolare contributo al genere, che hanno rappresentato una fonte d’ispirazione per me nel corso dei miei quarant’anni di servizio, ma che hanno anche un sound immediatamente riconoscibile. All’inizio non avevo la minima idea di come si sarebbe evoluto questo progetto, ma mi ha fatto molto piacere che tutti coloro che ho contattato abbiano accettato il mio invito a partecipare”.
Anziché comporre musica a distanza, per Electronica Jarre ha voluto incontrare i collaboratori e lavorarci di persona. Un processo rigoroso, che assicura all’album una coesione a livello di mood nonostante la pluralità di partecipazioni e di influenze: l’impronta di un visionario.
“Sarebbe stato fin troppo facile per lui starsene seduto a Parigi, mandare e-mail ai collaboratori e farsi spedire la musica”, racconta Moby della sua esperienza. “Altra cosa è interagire con tutti gli artisti, a più riprese, stare con loro in studio e quasi spingerli a scoprire nuovi lati della loro personalità musicale... Penso che sia proprio questo a rendere interessante l’album. Per me non si tratta di collaborazioni di musica elettronica, ma di esseri umani che si riuniscono e collaborano in modo davvero unico”.
Andrea Corelli