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Autori: Mauro Spinazzola
Etichetta: Spinaz
Genere: Pop
“Un pezzettino” di chi amiamo resta con noi, tra frammenti di cuore, dettagli quotidiani e quel retrogusto dolceamaro che ci ricorda quanto siamo stati vivi

«Mi sbucci il cuore e ne mangi, ne mangi un pezzettino»: bastano due versi per restituire il senso di una connessione tanto istintiva quanto indelebile. E per raccontare il nuovo progetto di Spinaz, artista pugliese d’origine ma romagnolo d’adozione, che dopo aver affrontato il tema del body shaming in “Fondotinta” e lanciato l’irriverente “Skapocchio”, torna in radio con “Un pezzettino”, il suo nuovo singolo.

Un brano pop dallo stile immediato, che si snoda tra le micro-ferite causate da chi, per pochi giorni, mesi o intere stagioni, entra nella nostra vita cambiandoci per sempre, lasciandoci diversi da come ci aveva trovati. E per raccontarlo, Spinaz lo fa con una metafora semplice, affidandosi ad un’immagine concreta, familiare, domestica: quella di un mandarino sbucciato.

«È un brano che nasce da un’idea precisa - spiega -. Quando qualcuno tocca la parte più fragile di noi, non importa quanto tempo resti: se ne andrà via portandosi sempre dietro un pezzettino del nostro cuore. Proprio come uno spicchio di mandarino. Non potremo più essere esattamente come prima, ma quel sapore, nel bene o nel male, ce lo ricorderemo per sempre.»

Come una fotografia che immortala e rende eterno ciò che resta dopo un incontro, Spinaz mette a fuoco un concetto che oggi, nell’epoca delle connessioni brevi e degli affetti liquidi, suona più attuale che mai: l’impossibilità di tornare esattamente quelli di prima, dopo che qualcuno ci ha davvero attraversati.

“Un pezzettino” arriva in un momento in cui le relazioni interpersonali sono sempre più segnate dalla rapidità e dalla discontinuità: secondo un recente sondaggio dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, oltre il 65% degli under 35 ammette di avere difficoltà a stabilire legami duraturi o a gestire le conseguenze della loro fine. È in questo contesto che Spinaz decide di non parlare della perdita, ma di quello che rimane. E lo fa con eleganza, ironia e consapevolezza, trasformando un frutto in un emblema di metamorfosi.

“Un pezzettino” è una canzone pop leggera solo in apparenza. Il tono è giocoso, i versi sono immediati, ma la scrittura si appoggia su una delicata semplicità, quella che appartiene solo a chi sa esprimere le proprie emozioni senza sovrastrutture. L’amore, l’affetto, non sempre durano, ma lasciano un’impronta indelebile in chi percorrono.

L’immagine contemporanea, quasi da sitcom romantica, con cui si apre il brano - «Fammi un po’ di spazio, parcheggio nel tuo cuore per poche ore» - rende in poche righe l’idea di una presenza temporanea ma intensa, che occupa un posto ben definito anche se destinato a non protrarsi. Non è nostalgia. È constatazione. È lo stupore per la forza di ciò che resta anche quando sembra passato.

Perché c’è chi arriva con leggerezza, accennando soltanto la propria intenzione di trattenersi - «Col disco orario, mi fermerò un istante» -, ma bastano poche parole per smuovere qualcosa: una voce che manca – «Mi manca già un tuo vocale», una frase detta con disinvoltura, quasi per gioco. Particolari che si imprimono, anche quando nessuno ci fa caso. Una scrittura che procede per dettagli, cose dette senza pensarci troppo. Ma che, rilette o riascoltate, raccontano esattamente ciò che spesso non riusciamo a dire. Un linguaggio visivo, una narrazione sincera, e una struttura che accompagna con ironia e verità l’ascoltatore in una corsa tra le pieghe di un legame imperfetto, transitorio, ma colmo di significato.

È lì che “Un pezzettino” trova il suo equilibrio: nella spontaneità che non nasconde, nelle immagini quotidiane che non hanno bisogno di essere spiegate. Non sono necessari grandi gesti: basta una voce che manca, un litigio che finisce con un sorriso, un cuore che si apre per poco, ma abbastanza da restare nella testa. E nella pancia.

«Spesso pensiamo che per contare nella nostra vita una persona debba restare a lungo – afferma Spinaz -. Invece non è così. Ci sono incontri brevi che ci scombussolano più di quelli durati anni. Il mio intento con questo brano è dire che anche quelle persone vanno custodite. Anche se sono passate. Anche se non torneranno.»

Nell’epoca delle relazioni liquide, delle storie a tempo determinato, dei legami che evaporano sotto la pressione del presente, “Un pezzettino” ci regala uno spaccato effettivo sui rapporti genuini che possono cambiare la nostra identità emotiva.

Lasciare una parte di sé – e portarsi dietro un frammento dell’altro – non è solo una metafora poetica, ma una dinamica psicologica documentata. E Spinaz riesce a restituirla in forma canzone, con sobrietà e disincanto, ma senza superficialità.

«Credo che ognuno di noi abbia una “scatola dei ricordi” che torna a farsi sentire nei momenti più inaspettati – conclude -. A volte basta un odore, una voce, una parola, per riaprire quel cassetto e ritrovare dentro un’emozione che pensavamo archiviata. Non dobbiamo vergognarcene. È giusto ricordare, anche quando fa un po’ male».

Non c’è retorica, non ci sono sentimentalismi. C’è una scena che ciascuno può riconoscere: una merenda, un gesto d’affetto, e il sapore che ci resta addosso, anche quando il frutto è finito.

Nato a Taranto e cresciuto tra Veneto ed Emilia-Romagna, Spinaz, al secolo Mauro Spinazzola, continua con questo brano un percorso che intreccia attenzione sociale, introspezione e uno stile riconoscibile per freschezza e immediatezza. Dopo aver affrontato il tema del body shaming con “Fondotinta”, oggi sposta il focus sulla memoria emotiva delle relazioni: non per parlare di amore in senso stretto, ma di identità, cambiamento, presenza.

A due anni dalla pubblicazione di “Fondotinta” – singolo realizzato con il supporto dell’Associazione “Il Bucaneve” e diventato un simbolo musicale contro il body shaming – l’artista conferma una direzione costruita su immagini forti, linguaggio popolare ma mai banale, e una scrittura che punta al cuore senza artifici.

Dopo l’EP d’esordio “Le mie dinamiche” e i singoli che l’hanno visto scalare le classifiche radio indie, “Un pezzettino” segna un nuovo capitolo: più scanzonato, ma altrettanto capace di restituire una visione personale e riconoscibile. Un equilibrio tra malinconia, ironia e cura dei dettagli, che dimostra la crescita di un cantautore che ha scelto la sincerità come cifra stilistica e l’intelligenza emotiva come chiave narrativa, riuscendo a toccare il pubblico con immagini che non chiedono interpretazione, ma lasciano intuire una storia in cui riconoscersi.

E mentre sbucciamo il nostro mandarino quotidiano – tra messaggi vocali che mancano, piccoli incendi sentimentali e parcheggi improvvisati nel cuore di qualcuno – questa canzone ci ricorda che non c’è nulla di sbagliato nel restare segnati. Perché è anche da quei “pezzettini” che impariamo a riconoscerci.

Elisa Aura Serrani