Sugar Land
Il primo inedito del pianista glam-rock Davide Locatelli,
dopo milioni di visualizzazioni da tutto il mondo
per le sue riletture in piano ed elettronica
di Pirates of the Caribbean
e di Numb dei Linkin Park
Sugar Land, la rock ballad strumentale del giovane pianista italiano
Classe ’92, figlio di un padre devoto al progressive, pianista sin da bambino per vocazione, self made man fino alla firma con Sony Music, due trascrizioni rock/piano di successo ormai internazionale con milioni di click, Davide Locatelli è una novità assoluta del pianismo mondiale.
Sugar Land nasce circa 5 anni fa, quando Davide aveva appena vent’anni, e nasce come vera e propria ballad rock, destinata ad una voce, possibilmente femminile, che raccontasse la tenerezza nascosta in un ragazzo che sognava i Nirvana e chitarre spaccate. Le parole però non venivano, d’altra parte le note gli sono sempre state più amiche, e nel frattempo la voglia di diventare una voce nuova al pianoforte, la consapevolezza di poterlo fare, crescevano e così alla fine quel testo non è mai arrivato e Sugar Land è diventata la prima ballad rock senza parole, con solo qualche piccolo ritocco per modificarne la struttura canzone.
Dice Davide: “Ci sono momenti in cui sento l’assoluta necessità di trovare un luogo dove raccontare una parte di me poco conosciuta. Quel mio pezzo di mondo lontano dalla musica più muscolare, da quella musica che vuole colpire talvolta anche con la forza di uno schiaffo. La forza e l’intensità con cui suono il piano sono il mio mondo musicale, ma non sono tutto il mio mondo. In una parte nascosta vive, davvero in un’altra dimensione, qualcosa di altrettanto importante che invece dello schiaffo muove la carezza e la delicatezza. Senza questa parte di me anche la prima non sarebbe in grado di sostenersi. È come un’isola dove devo nascondermi di tanto in tanto per essere sempre e completamente me stesso; dove abbandonare l’irruenza e la passione e cercare la dolcezza. Se volessi raccontare con un’immagine questa pezzetto di ciò che sono, parlerei di una terra dove amo vagare senza meta, appagato semplicemente dalla dolcezza che percepisco intorno. Così, per semplicità, penso che questa isola musicale si chiami, per la gioia che provo: Sugar Land, la mia dolce isola che ho messo in musica...”
Sugar Land non nasce però oggi, viveva già negli show dal vivo da tempo, come pezzo di chiusura dei concerti: una strana scelta quella di chiudere un live di impostazione rockettara – per quanto in piano solo – con un climax discendente, col pezzo lento, di solito è il momento in cui invece si spara tutto. Ma Davide è diverso e dopo una carrellata potente di trascrizioni davvero muscolari, chiudeva sempre in dolcezza, strappando infinite standing ovation, che di certo si tramuteranno in infiniti click da tutto il mondo per il video, dolce e leggero, che accompagnerà il brano nella sua vita online.
Così a soli 26 anni, Locatelli decide di bandire ogni timidezza e riserva, ed esce allo scoperto come compositore tour court, con gli studi giusti alle spalle ma senza padri, tanto che dice di non ascoltare gli altri pianisti contemporanei, per non avere nemmeno la tentazione di farsi influenzare. D’altra parte la sua cifra stilistica è chiara: il pianoforte solo può essere una rock band, se lo suona lui. Solida tecnica ottenuta in anni di studio e sacrificio, un approccio al piano fisico, a tratti brutale, che trasforma ogni performance in una lotta sensuale con lo strumento, attitudine post punk, ma con un tocco pop nel rapporto col pubblico e i numerosi, spontanei fan che lo seguono ormai da anni.
Davide Locatelli è anche stato a lungo unico consigliere di sé stesso e non ha mai avuto paura di presentare le sue riletture pianistiche di grandi evergreen del rock o i suoi inediti su qualsiasi palco lo potesse portare a crearsi un futuro nel mondo musicale, dal Blue Note di New York a Tu Si Que Vales, da Alvaro Soler ai Wind Music Awards, con quella spregiudicatezza trasversale nei mezzi che caratterizza gli artisti giovani.
Ma Davide Locatelli è anche regista, produttore e attore dei propri video, nei quali affronta con ironia e perfetto senso del ‘dramma’ situazioni immaginifiche, surreali, barocche, estremizzate oltre ogni buon senso, tra fiamme e profondità subacquee, mettendosi totalmente in gioco per rendere anche attraverso l’occhio, la potente musicalità aliena delle sue riletture rockesque, in un’estetica in cui l’ironia non diminuisce la forza del coinvolgimento emotivo.
E Davide si racconta così:
“Mi sono diplomato a 19 anni, al Conservatorio di Mantova, in pianoforte con il Maestro Antonio Pulleghini, anche se il mio primissimo maestro è stato mio padre, anche lui diplomato al Conservatorio col mio stesso maestro. Bisogna ammettere che la storia di mio padre è particolare: nasce come batterista e firma un paio di grandi successi della musica rock progressive italiana con la sua vecchia band, i Dalton. I due brani più importanti e ricordati sono stati Monia e Venus. Poi ha dovuto rinunciare al sogno ed accettare una vita diversa, dove la musica rimaneva solo come hobby nel poco tempo libero. Forse per questo è stato molto rigido con me e fin da piccolo mi ha abituato a sessioni di studio a sfinimento: prima di andare alla scuola elementare, dalle 6.30 alle 8.25 mi faceva studiare teoria e solfeggio - ho dato l’esame a soli 9 anni…- e il pomeriggio iniziavo a suonare alle 16, dopo i compiti di scuola, a volte anche fino a mezzanotte.
Infanzia non facile... mentre i miei amici alle medie e alle scuole superiori uscivano il sabato sera, io ero sullo strumento, sempre affiancato da mio padre.
A 12 anni ho vinto un concorso nazionale per pianisti con votazione 100/100 suoPop
Viola D'Acquarone