Raccontare il proprio vissuto attraverso liriche e testi consentendo a chi vi si imbatte di empatizzare e ritrovarvici, è da sempre una delle principali funzioni della musica, che mediante impercettibili ma indissolubili flussi di connessione tra artista e pubblico diventa spesso un appiglio, un salvagente al centro delle burrasche emotive che ciascuno di noi, a proprio modo, si ritrova a vivere. Ed è proprio dal concetto di immedesimazione che il talentuoso cantautore catanese MateMatt sceglie di tornare in radio e nei digital store con un pezzo dai forti tratti introspettivi, “Il Freddo che Fa” (WhatSound), in ciascuno di noi può rispecchiarsi.
Emblema di gelo emozionale, qui inteso come l’improvvisa assenza di quella scintilla capace di riaccendere il fuoco del cuore e della vita, più che in un’ottica di totale asetticità o anaffettività, il brano è un’ineccepibile antitesi tra la concretezza di una distanza fisica dopo la fine di una relazione e l’impalpabile ma manifesta sintonia sensoriale che continua ad unire, inspiegabilmente, con la persona che ha congelato in un solo istante tutto ciò che, nella stessa frazione di tempo, era riuscita ad innescare e pervadere di calore e sentimento.
Scritto e composto di getto dallo stesso artista classe ’94 in una sola notte e nato da un accordo di chitarra suonato per sbaglio, ma diventato nel tempo “giusto”, corretto e funzionale per fungere da tappeto sonoro del testo su cui si articola, il pezzo rappresenta proprio quanto, a volte, è solo attraversando gli sbagli, le più impervie perturbazioni dell’anima, che è possibile comprendere non soltanto il valore di affetto e amore, ma anche la direzione più consona, più adeguata e adatta a noi da intraprendere.
«“Il Freddo che Fa” – dichiara MateMatt - racconta parte della mia storia, come tutte le mie canzoni. L’ho scritto anni fa ed è nato prendendo un accordo per sbaglio sulla chitarra, mentre il resto è venuto da solo, la stessa sera, tutto in una volta. Non voglio trasmettere messaggi specifici, perché ognuno di noi ha un proprio vissuto ed è proprio questo il punto; quello che mi piacerebbe, è generare empatia. Vorrei che gli ascoltatori riuscissero a provare i miei sentimenti, facendoli loro, per calarsi nel testo mediante le mie parole, ma tramite le loro esperienze. Credo che un po’ tutti abbiano vissuto qualcosa di simile e che possano pensare a qualcuno di preciso mentre ascoltano la canzone. Che si trovino a Firenze, a Milano, a Catania…Se qualcuno ti chiede cos’è l’amore, come prima immagine, ti appare un volto».
Un volto che da simbolo di casa, dolcezza e amore, diventa la rappresentazione di quel gelido e impermeabile ghiaccio - «Tu che non mi guardi mai Le storie sul profilo, mentre io che so a Firenze il tempo che fa» - che fatichiamo a scalfire, perché l’unico modo per romperlo e scioglierlo è affidarsi a quello stesso volto, che un tempo era fonte di calore, ma ora è solo un distante e impassibile ricordo - «non è facile gestire il mio cervello che ti pensa in ogni istante, sai che non è piacevole cercarti in ogni cosa se alla fine non ti trovo mai» -.
Ma come scrisse il poeta persiano Rumi, “Ogni rosa è preda dell’inverno” ed occorre valicare le intemperie per tornare a risplendere, trovando la luce, il calore, dentro di sé, indipendentemente dall’agire di chi ormai è parte del nostro passato - «non mi parli e ti rispondo che non ho più tempo, che non so a Firenze il freddo che fa».
Biografia.
MateMatt, pseudonimo di Matteo Bonanno, è un cantautore e musicista catanese nato il 05 Aprile 1994. A soli 9 anni si avvicina alla musica imbracciando il suo primo strumento, una chitarra classica 3/4, imponente per le sue dita ancora piccole, che presto lascia il posto ad una elettrica. Gli esordi live arrivano all’età di tredici anni, tra cover dei Green Day, Blink 182, Sum41, Red Hot Chili Peppers et simila, mentre, a quindici anni, compone il suo primo testo con la band dell’epoca (Coming Up). Poco dopo, con la medesima band, pubblica 5 singoli, tre dei quali sotto contratto discografico con l’etichetta Neverland Records, tra cui spicca “Un Foglio e una Matita”. Trascorre un anno a Londra, come busker e musicista ad ingaggio, per poi rientrare in patria e proseguire la sua avventura con i Disfonica Sound (altro gruppo di cui è stato cofondatore), prima di chiudere definitivamente con le band per impossibilità di accordarsi sui processi di investimento. Vincitore di svariati premi e contest come il Lavica Rock, il KNTNR e il DiSummer Fest, MateMatt dà il via alla sua carriera solista pubblicando diverse release che, sin da subito, suscitano un notevole interesse da parte di pubblico e critica e lo portano a firmare il suo primo contratto manageriale con la dinamica e competente realtà milanese WhatSound.
Elisa Aura Serrani